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Terapie per il Parkinson il punto della ricerca

Cosa sappiamo oggi sulle terapie per il Parkinson? Quali sono gli approcci farmacologici più utilizzati e cosa ci dicono le ricerche sulle terapie non farmacologiche? In questo articolo esploreremo le soluzioni attualmente disponibili, quelle in via di sperimentazione e le prospettive future, con l’obiettivo di fornire una panoramica chiara, scientificamente solida, a chi desidera comprendere meglio questa malattia.
16/04/2025
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Questo articolo è stato redatto a scopo informativo. Le informazioni contenute in questa pagina non intendono sostituire un parere medico. I professionisti del settore sanitario che lo desiderano possono fare clic qui per accedere alla piattaforma OnTime dedicata all'aggiornamento scientifico.

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica che colpisce principalmente le cellule nervose che producono dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei movimenti. La progressiva perdita di questi neuroni nella substantia nigra porta a sintomi come tremori, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti (bradicinesia) e problemi di equilibrio.

Oltre ai sintomi motori, molti pazienti sperimentano disturbi del sonno, depressione, ansia, problemi cognitivi e alterazioni dell’umore. È quindi evidente che le terapie per il Parkinson devono essere multidimensionali e personalizzate.

Terapie farmacologiche: i capisaldi della cura

1. Levodopa: la terapia d’elezione

La levodopa è, ad oggi, il farmaco più efficace per il trattamento dei sintomi motori del Parkinson. Viene convertita in dopamina nel cervello, compensando la carenza dovuta alla degenerazione neuronale. Di solito viene somministrata in combinazione con carbidopa o benserazide, che ne aumentano la disponibilità a livello cerebrale e ne riducono gli effetti collaterali periferici.

Tuttavia, con il passare del tempo, l’efficacia della levodopa può diminuire e i pazienti possono sviluppare fluttuazioni motorie o discinesie, ovvero movimenti involontari.

2. Agonisti dopaminergici

Alcuni farmaci imitano l’azione della dopamina, stimolando direttamente i recettori dopaminergici. Sono spesso utilizzati nei pazienti più giovani o nelle fasi iniziali della malattia, per ritardare l’uso della levodopa.

Possono però causare effetti collaterali psichiatrici, come allucinazioni o comportamenti compulsivi.

3. Inibitori delle MAO-B e COMT

Gli inibitori delle monoamino ossidasi B rallentano la degradazione della dopamina endogena, prolungandone l’azione. Gli inibitori delle catecol-O-metiltransferasi sono invece usati in combinazione con levodopa per stabilizzarne gli effetti nel tempo.

4. Terapie avanzate

In pazienti selezionati con sintomi motori non controllabili, si può ricorrere a terapie avanzate come:

  • Infusione intestinale di levodopa/carbidopa in gel
  • Apomorfina in infusione continua sottocutanea
  • Stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation - DBS)

La DBS, in particolare, consiste nell’impianto di elettrodi in aree specifiche del cervello per modulare i circuiti neuronali alterati. Si è dimostrata efficace nel ridurre i sintomi motori e migliorare la qualità della vita in alcuni pazienti.

Terapie non farmacologiche: strumenti complementari e spesso indispensabili

Accanto alle cure farmacologiche, le terapie non farmacologiche rappresentano un pilastro fondamentale nella gestione della malattia di Parkinson. Non si tratta di semplici “aggiunte” al trattamento farmacologico, ma di interventi che possono fare la differenza nella qualità della vita quotidiana dei pazienti. La ricerca degli ultimi anni ha chiarito come un approccio multidimensionale, in grado di integrare l'aspetto motorio con quello cognitivo, emotivo e sociale, sia oggi una delle strategie più efficaci per affrontare la complessità della malattia.

Nel contesto delle moderne terapie per il Parkinson, questi interventi vengono sempre più personalizzati, in base alla fase della malattia, all’età del paziente, alla sua autonomia funzionale e alla presenza di sintomi non motori. Vediamo nel dettaglio le principali aree di intervento.

Fisioterapia: mantenere il movimento e prevenire la disabilità

La fisioterapia è uno degli strumenti più validi per contrastare la progressione dei sintomi motori. Non si limita a potenziare muscoli o migliorare la postura: agisce sulla neuroplasticità, ovvero sulla capacità del cervello di riorganizzarsi e adattarsi.

Programmi di esercizio mirati aiutano a:

  • migliorare l’equilibrio e prevenire le cadute;
  • ridurre la rigidità muscolare;
  • stimolare la coordinazione e la fluidità dei movimenti;
  • aumentare la fiducia nella deambulazione.

Tra le tecniche più utilizzate vi sono il Metodo Bobath, il taping neuromuscolare, il cueing (stimoli esterni visivi o acustici) per superare blocchi motori, e l’impiego di tapis roulant con supporto del peso corporeo, molto usati nella riabilitazione avanzata. Ogni percorso riabilitativo dovrebbe essere adattato al singolo paziente, con sessioni individuali e obiettivi concreti.

Attività fisica strutturata e quotidiana

L’attività fisica è considerata una “terapia biologica” a tutti gli effetti. Studi scientifici suggeriscono che il movimento regolare stimoli la produzione di fattori neurotrofici (come il BDNF), con potenziale effetto neuroprotettivo.

Esempi di attività consigliate:

  • Nordic walking: migliora la postura e stimola l'attività cardiovascolare.
  • Tai Chi e Yoga: rafforzano l’equilibrio, riducono l’ansia e migliorano la respirazione.
  • Balli di gruppo (come il tango): combinano stimolazione motoria, ritmo, socialità e memoria.

Importante sottolineare che i benefici dell’attività fisica non sono solo fisici, ma anche psicologici e cognitivi, contribuendo al benessere complessivo della persona.

Logopedia: non solo voce, ma comunicazione

Le alterazioni della voce e della deglutizione (disartria e disfagia) possono insorgere anche nelle fasi iniziali della malattia. Il rischio è l’isolamento sociale, la frustrazione comunicativa, e nei casi più gravi, la polmonite ab ingestis.

Le terapie logopediche per il Parkinson sono mirate a:

  • potenziare la forza vocale (LSVT LOUD® è il protocollo più diffuso);
  • migliorare la prosodia e l’intelligibilità del linguaggio;
  • allenare la coordinazione tra respirazione e fonazione;
  • facilitare la deglutizione sicura e prevenire le complicanze respiratorie.

Il supporto del logopedista è tanto più efficace quanto più precoce è l’intervento, e spesso è integrato anche con esercizi da svolgere a casa in autonomia.

Supporto psicologico: affrontare l’invisibile

Disturbi dell’umore, depressione, ansia, apatia, calo della motivazione: sono sintomi frequenti, spesso sottovalutati, che incidono profondamente sulla qualità della vita. I dati indicano che fino al 50% dei pazienti con Parkinson sperimenta sintomi depressivi nel corso della malattia.

La psicoterapia individuale o di gruppo – e in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) – ha dimostrato efficacia nel migliorare la gestione emotiva, l’accettazione della diagnosi, la motivazione all’aderenza terapeutica e la relazione con i familiari.

Un aspetto importante riguarda anche i caregiver, spesso coinvolti emotivamente in modo intenso: offrire loro strumenti per comprendere e affrontare lo stress del ruolo è parte integrante di un buon piano terapeutico.

Terapie occupazionali: restare autonomi il più a lungo possibile

Le terapie occupazionali aiutano il paziente a “riappropriarsi” della quotidianità. Che si tratti di scrivere, cucinare, vestirsi o salire le scale, l’obiettivo è mantenere (o recuperare) l’autonomia funzionale.

Attraverso tecniche specifiche, adattamenti ambientali e l’uso di ausili, l’ergoterapista lavora su:

  • semplificazione dei gesti complessi;
  • riduzione dello sforzo articolare;
  • prevenzione delle cadute in casa;
  • gestione del tempo e dell’energia nelle attività quotidiane.

Molti pazienti, grazie a questo tipo di supporto, riescono a prolungare la propria indipendenza e a mantenere un senso di controllo sulla propria vita.

Nutrizione: la dieta come alleata della terapia

Anche se non esiste una “dieta anti-Parkinson”, la nutrizione gioca un ruolo chiave nella gestione della terapia farmacologica e dei sintomi gastrointestinali. Alcune raccomandazioni:

  • Evitare di assumere levodopa con pasti ricchi di proteine (carne, formaggi), perché competono per l’assorbimento intestinale.
  • Aumentare l’apporto di fibre e liquidi per contrastare la stipsi, frequente nel Parkinson.
  • Integrare vitamina D e calcio per la salute ossea, soprattutto nei pazienti con rischio di cadute.
  • Considerare il ruolo degli antiossidanti (come la vitamina E) e degli omega-3, in attesa di ulteriori conferme scientifiche.

Il supporto di un nutrizionista esperto può essere utile per adattare l’alimentazione ai bisogni specifici di ciascun paziente.

Ricerca e innovazione: cosa ci riserva il futuro?

La ricerca scientifica sul Parkinson è estremamente attiva e promettente. Vediamo alcune delle direzioni più interessanti.

1. Farmaci neuroprotettivi

Un grande obiettivo della ricerca è lo sviluppo di farmaci capaci non solo di trattare i sintomi, ma di modificare il decorso della malattia. Alcuni studi clinici stanno valutando molecole come l’ambroxolo (sì, lo stesso principio attivo dei mucolitici), che potrebbe favorire la degradazione della proteina α-sinucleina, implicata nella neurodegenerazione.

2. Terapia genica e cellule staminali

La terapia genica mira a correggere le alterazioni genetiche che causano alcune forme ereditarie di Parkinson. Parallelamente, si stanno studiando trapianti di cellule staminali dopaminergiche per ripristinare le funzioni perse, anche se questa strada è ancora in fase sperimentale.

3. Intelligenza artificiale e digital health

Grazie a wearable device, app e algoritmi di intelligenza artificiale, è possibile monitorare i sintomi in tempo reale e personalizzare le terapie per il Parkinson. Alcuni dispositivi registrano movimenti, tremori e aderenza alla terapia, facilitando il lavoro dei neurologi e migliorando la precisione del trattamento.

Un approccio multidisciplinare: il ruolo della rete di cura

Nessuna terapia funziona in modo isolato. Il trattamento del Parkinson richiede una gestione integrata e multidisciplinare, che coinvolga neurologi, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, nutrizionisti e caregiver. È fondamentale anche il supporto delle associazioni di pazienti, che offrono informazioni, formazione e ascolto.

Un buon esempio è rappresentato dai PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali), protocolli regionali che coordinano le risorse disponibili sul territorio per garantire continuità e qualità delle cure.

Che cos’è un PDTA?

Il PDTA è un documento clinico-organizzativo che definisce in modo dettagliato il percorso che un paziente segue dal momento della diagnosi fino al follow-up, includendo tutte le fasi della presa in carico: diagnosi, trattamento, monitoraggio, riabilitazione e supporto psicosociale.

Ogni fase è accompagnata da indicazioni chiare su:

  • Chi sono i professionisti coinvolti (neurologo, fisiatra, terapista occupazionale, logopedista, psicologo, medico di medicina generale, ecc.)
  • Quali strutture sono coinvolte (ospedali, ambulatori territoriali, centri di riabilitazione)
  • In quali tempi devono essere svolte le azioni previste
  • Quali strumenti clinici e tecnologici vengono utilizzati

L’obiettivo è duplice: da un lato, evitare frammentazioni e ridondanze nella gestione del paziente, e dall’altro, garantire equità di accesso ai servizi e omogeneità di trattamento, anche in contesti regionali diversi.

PDTA e Parkinson: un modello di cura complesso

Nel caso specifico del Parkinson, la gestione della malattia presenta sfide notevoli: è una patologia cronica, neurodegenerativa e progressiva, che richiede un costante adattamento terapeutico, non solo farmacologico ma anche riabilitativo e psicologico.

I PDTA regionali dedicati al Parkinson (ad esempio quelli sviluppati in Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia o Puglia) tengono conto di questi aspetti e stabiliscono protocolli per:

  • la presa in carico precoce e multidisciplinare del paziente
  • la valutazione periodica dei sintomi motori e non motori
  • l’adeguamento della terapia in base all’evoluzione clinica
  • il coinvolgimento attivo del caregiver
  • l’utilizzo, dove possibile, di strumenti digitali per il monitoraggio domiciliare
  • l’accesso a programmi di riabilitazione motoria, cognitiva e logopedica
  • la transizione coordinata tra ospedale e territorio

Conclusioni: nuove risposte per una sfida complessa

Il Parkinson è una malattia complessa, ma la ricerca continua a offrire strumenti sempre più raffinati ed efficaci per affrontarla. Le terapie per il Parkinson, oggi, non si limitano ai farmaci: includono un’ampia gamma di interventi mirati alla persona nella sua interezza. E questo è, forse, il passo più importante verso una medicina realmente personalizzata.

La comprensione della malattia e delle sue molteplici sfaccettature richiede impegno, attenzione e informazione costante.

Orion Pharma

Orion Pharma è un'azienda farmaceutica finlandese operante a livello globale, impegnata nel benessere. Sviluppiamo, produciamo e commercializziamo farmaci per uso umano e veterinario e principi attivi farmaceutici.

Le aree terapeutiche principali della nostra ricerca e sviluppo farmaceutica sono l'oncologia e il dolore. I prodotti sviluppati da Orion Pharma vengono utilizzati per trattare il cancro, le malattie neurologiche e le malattie respiratorie,

Il principale mercato di Orion Pharma è la Finlandia, dove è il leader di mercato. Tuttavia, i prodotti di Orion Pharma sono commercializzati in quasi tutti gli stati europei nei quali è presente con una sua filiale.

In Italia la sede principale è in Viale Thomas Edison, 110 – 20099 Sesto San Giovanni (MILANO)

Approfondimenti

Parkinson: diagnosi precoce e segnali da non sottovalutare

Vivere con il Parkinson: strategie quotidiane per pazienti - e caregiver - con una malattia neurodegenerativa

 

Referenze

Dopamina, L-DOPA, Carbidopa, Benserazide Trattamento farmacologico - Comitato Italiano Parkinson 

Types of dopamine agonist drugs https://www.parkinsons.org.uk/information-and-support/dopamine-agonists-pramipexole-ropinirole  

MAO-B Inhibitors,   https://www.parkinson.org/living-with-parkinsons/treatment/prescription-medications/mao-b-inhibitors 

COMT Inhibitors COMT Inhibitors | Parkinson's Foundation

DBS DBS (Profonda stimolazione cerebrale) - European Parkinson Therapy Centre

The role and structure of the multidisciplinary team in the management of advanced Parkinson’s disease with a focus on the use of levodopa–carbidopa intestinal gel  https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC5221801/

Fisioterapia e Parkinson, https://aifi.net/fisioterapia-e-parkinson/

Concetto di Bobath The Bobath Concept (NDT) as rehabilitation in stroke patients: A systematic review - PMC

Tutto sul Parkinson https://www.fondazionelimpe.it/en_GB/parkinson-e-riabilitazione 

Psicoterapia cognitivo-comportamentale La psicoterapia cognitivo-comportamentale per trattare i disturbi del controllo degli impulsi nella malattia di Parkinson 

L’alimentazione del malato parkinsoniano, https://www.parkinsonitalia.it/diete-personalizzate/ 

Ambroxol for the Treatment of Patients With Parkinson Disease With and Without Glucocerebrosidase Gene Mutations https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2758317

Dalla ricerca europea svolta nella cura del Parkinson: al via la prima sperimentazione clinica con cellule staminali embrionali https://www.insalutenews.it/in-salute/dalla-ricerca-europea-svolta-nella-cura-del-parkinson-al-via-la-prima-sperimentazione-clinica-con-cellule-staminali-embrionali/

Using a smartwatch and smartphone to assess early Parkinson’s disease in the WATCH-PD study over 12 months, https://www.nature.com/articles/s41531-024-00721-2

Linee guida, LEA e PDTA, in Comitato Italiano Associazione Parkinson, https://www.comitatoparkinson.it/wp-content/uploads/2019/03/linee-guida-pdta-e-lea-5.4.pdf#:~:text=I%20PDTA%20%28Percorso%20diagnostico%20terapeutico%20assistenziale%29%20sono%20documenti,disponibili%20e%20garantendo%20i%20Livelli%20Essenziali%20di%20Assistenza
 

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