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La risposta arriva dalla Sesta Indagine Nazionale condotta da Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), che ha analizzato lo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali utilizzando dati del 2023.
Un sistema innovativo per l'assistenza oncologica
Le Reti Oncologiche Regionali rappresentano una delle innovazioni più significative della sanità italiana degli ultimi anni. Queste strutture coordinate mettono in collegamento ospedali, servizi territoriali e professionisti sanitari con l'obiettivo di ottimizzare completamente la presa in carico del paziente oncologico. Il percorso copre ogni fase della malattia: dalla diagnosi iniziale, attraverso i trattamenti terapeutici e la riabilitazione, fino al follow-up a lungo termine.
L'obiettivo è ambizioso ma necessario: garantire a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla loro regione di residenza, percorsi di cura chiari, integrati e di qualità elevata. In un paese caratterizzato da forti disparità regionali, questo modello organizzativo rappresenta un tentativo concreto di ridurre le disuguaglianze nell'accesso alle cure oncologiche.
Metodologia dell'indagine: due approcci complementari
L'indagine Agenas si distingue per la sua metodologia rigorosa, basata su due pilastri fondamentali che offrono una visione completa del sistema.
Il primo elemento è un questionario dettagliato, compilato da tutte le regioni e province autonome, che fotografa la struttura, l'organizzazione e la governance delle singole reti. Questo strumento qualitativo permette di comprendere come ogni territorio ha interpretato e implementato il modello delle reti oncologiche.
Il secondo pilastro consiste in una serie di indicatori numerici che misurano aspetti operativi essenziali. Tra questi, la percentuale di pazienti effettivamente presi in carico all'interno delle reti, i tempi di attesa per accedere ai trattamenti, la prossimità dei servizi (valutando ad esempio la possibilità di accedere a chemioterapia o radioterapia vicino alla propria residenza), e la mobilità sanitaria, ovvero quanti pazienti sono costretti a spostarsi fuori regione per ricevere cure adeguate.
L'analisi si concentra sulle patologie oncologiche più diffuse nella popolazione italiana: tumori di mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio e utero. Per offrire una panoramica immediata e comparabile, tutti questi dati vengono sintetizzati nell'indice ISCO, che combina elementi qualitativi e quantitativi per misurare il livello di sviluppo e funzionamento delle reti in ciascuna regione.
Chi fosse interessato ad approfondire regione per regione i dati che emergono dall’indagine può farlo, ovviamente, leggendo il report a questo link.
Un quadro eterogeneo: successi e criticità
I risultati dell'indagine restituiscono l'immagine di un'Italia "a macchia di leopardo", dove convivono eccellenze e criticità significative. Dal lato positivo, tutte le regioni hanno formalmente istituito le loro reti oncologiche, dimostrando un impegno diffuso verso questo modello organizzativo. In molti casi, sono stati attivati registri tumori regionali e percorsi integrati con le cure palliative, segnalando una crescente attenzione all'integrazione tra ospedale e territorio.
Tuttavia, le criticità rimangono numerose e significative. I sistemi informativi e le cartelle cliniche digitali non sono ancora omogenei su tutto il territorio nazionale, creando ostacoli alla continuità assistenziale e alla condivisione delle informazioni cliniche. Le risorse economiche e il personale dedicato alle reti oncologiche variano considerevolmente da regione a regione, riflettendo le diverse capacità finanziarie e organizzative dei sistemi sanitari regionali.
Particolarmente preoccupanti sono i tempi di attesa, spesso superiori agli standard raccomandati, specialmente in alcune realtà territoriali. Questo aspetto è critico nell'ambito oncologico, dove la tempestività degli interventi può essere determinante per l'esito delle cure. Inoltre, molti pazienti sono ancora costretti a spostarsi fuori dalla propria regione per ricevere cure adeguate, un fenomeno noto come mobilità passiva che evidenzia le persistenti disparità territoriali nell'offerta di servizi oncologici.
Screening oncologici: risultati contrastanti
L'indagine Agenas non si è limitata ai percorsi di cura, ma ha analizzato anche la situazione degli screening per i tumori di mammella, colon-retto e cervice uterina. Anche in questo ambito fondamentale per la prevenzione secondaria, il quadro presenta luci e ombre. Mentre alcune regioni hanno raggiunto livelli di copertura soddisfacenti, persistono aree dove la copertura è insufficiente, con margini di miglioramento particolarmente evidenti per alcune fasce della popolazione o in determinate aree geografiche.
Questa eterogeneità negli screening è particolarmente problematica perché la diagnosi precoce rappresenta uno degli strumenti più efficaci nella lotta contro il cancro. Le disparità territoriali in questo ambito rischiano di tradursi in differenze significative negli esiti di salute della popolazione.
Le sfide per il futuro
Nonostante le criticità evidenziate, il sistema delle reti oncologiche rappresenta ormai un modello consolidato e un punto di forza della sanità pubblica italiana. L'indagine suggerisce alcuni passi chiave per il prossimo futuro, partendo dalla necessità di consolidare e formalizzare ulteriormente le reti su tutto il territorio nazionale.
Una priorità assoluta è il rafforzamento dell'integrazione digitale tra i vari attori della rete. Un uso più efficiente dei dati e una presa in carico realmente continua passano necessariamente attraverso sistemi informativi interoperabili e cartelle cliniche condivise. Questo permetterebbe non solo una migliore continuità assistenziale, ma anche una valutazione più accurata dell'efficacia delle cure e una pianificazione più razionale delle risorse.
Altrettanto importante è l'impegno per ridurre i tempi di attesa e migliorare la prossimità dei trattamenti. Questo obiettivo richiede investimenti mirati sia in termini di risorse umane che tecnologiche, ma anche una migliore organizzazione dei flussi di pazienti e dei percorsi di cura.
Infine, combattere la mobilità passiva dei pazienti rappresenta una sfida cruciale per garantire equità di accesso alle cure oncologiche ovunque in Italia. Questo significa non solo potenziare l'offerta nelle regioni più in difficoltà, ma anche sviluppare reti interregionali che permettano una migliore distribuzione delle competenze e delle risorse.
Conclusioni: un percorso giusto che richiede impegno costante
La Sesta Indagine Agenas dimostra che la lotta contro il cancro non è solo questione di terapie innovative, ma anche di organizzazione, integrazione e accessibilità dei servizi. Il percorso intrapreso con le reti oncologiche regionali è quello giusto, ma i risultati evidenziano che non possiamo abbassare la guardia.
Serve ancora un grande impegno collettivo per garantire a tutti i cittadini italiani cure oncologiche tempestive, vicine e di qualità, indipendentemente dal luogo di residenza. Solo attraverso un impegno costante e coordinato di tutte le istituzioni coinvolte sarà possibile trasformare le reti oncologiche regionali da un modello promettente a una realtà pienamente efficace su tutto il territorio nazionale.
La strada è tracciata, ma il cammino verso l'equità nell'accesso alle cure oncologiche richiede ancora determinazione, risorse e una visione condivisa del futuro della sanità italiana.